Questa non è una meta per un viaggio convenzionale, il Ladakh è racchiuso tra le imponenti catene montuose dell’Himalaya e del Karakorum luogo in cui la terra e il cielo si incontrano e dove è possibile ascoltare il suono del vento e del silenzio. E’ un posto lontano, una terra remota, difficile, di confine . . . ecco in poche parole il Ladakh.
1a tappa: Delhi
Partiamo per una visita della città: dedali di viuzze e caos generale rappresentano la vita di questa metropoli. Tra mercatini sui marciapiedi, bazar, botteghe di ogni tipo, mucche sulle strade, macchine che suonano il clacson in continuazione, gente a piedi e in bicicletta che ti taglia la strada arriviamo ai quartieri centrali dove si trovano i palazzi del Parlamento; visitiamo il Qutab Minar una delle più alte torri di pietra dell’India, la città vecchia circondata da una cinta muraria di arenaria rossa con quattordici porte di accesso. Proseguiamo poi per Jama Masjid una delle più grandi moschee del mondo per arrivare al Mausoleo di Mahatma Gandhi, luogo in cui è stato cremato.
2a tappa: Delhi-Manali
Trasferimento in stazione e partenza per Chandigarh. Durante in tragitto prendiamo atto di una realtà che non siamo abituati a vedere: gente che vive in tende ai bordi della ferrovia, case fatiscenti e mezzi di trasporto il cui concetto di sicurezza e comodità per noi occidentali è molto aleatorio. Arrivati a Chandigarh proseguiamo con un pulmino per Manali, lì ci attendono le nostre Royal Enfield con le quali inizieremo il viaggio ai confini tra la terra e il cielo.
3a tappa: Manali-Tandi
Manali è alle porte dell’Himalaya e noi partiamo da un’altezza dove normalmente gli altri arrivano. Ci avviamo alla volta di Tandi (2580 mt) per raggiungere il Rohtang Pass (3980 mt). Paesaggi maestosi, vallate incredibili e strade asfaltate ci illudono che la salita sia assolutamente facile.
Dopo pochi chilometri la carreggiata si trasforma in sterrato con fango, pietre, sabbia, e avvallamenti colmi di acqua. Ma tutto questo non ci ferma, anzi ci dà la carica per continuare con più convinzione. Durante il tragitto ci fermiamo a visitare il monastero di Samshari anche questo non facile da raggiungere, 6 km di sterrato con tornati a gomito e cambio di pendenza.
4a tappa: Tandi-Sarchu
Cominciamo ad assaporare una delle strade più alte al mondo dove gli scenari Himalaiani fanno da padrone; incontriamo avamposti militari, laghi e fiumi dai colori incredibili come il verde smeraldo e senza grandi difficoltà raggiungiamo il Baralachla Pass (4890 mt). Scendiamo poi sul vasto altipiano di Sarchu dove pernotteremo presso il campo tendato; sarà la notte più fredda ed insonne di tutto il viaggio. Nelle tende entrano spifferi di aria gelida, l’acqua è congelata per cui non è disponibile, la luce è presente solamente fino alle ore 21.30 dopo di che viene spento il generatore e rimaniamo nel buio più totale, ci fa compagnia il suono del vento e un cielo tempestato di diamanti.
5a tappa: Sarchu-Sakti
Dopo una dura notte gelida ed insonne ci aspetta una tappa lunga e molto faticosa. Con le nostre Royal Enfield percorriamo l’antica “via della seta”, che per secoli è stata la principale via commerciale tra l’Europa l’oriente. Oramai i turisti non si incontrano più, troviamo solo gli abitanti della regione che percorrono queste strade impervie, famiglie con bambini che spaccano pietre per rattoppare una strada che tra poco si coprirà di ghiaccio e neve; un lavoro che con la prossima primavera sarà tutto da rifare. E’ un percorso molto impegnativo fatto di buche, crateri, piccoli guadi, fango, sabbia e pietre; la guida sulla sinistra inoltre non agevola di certo la situazione . . . ma con la costanza e la massima prudenza riusciamo ad arrivare al Lachungla Pass (5065 mt) e poi il Tanglangla Pass (5350 mt).
6a tappa: Sakti-Nubra Valley
Anche oggi gli sterrati non mancano, stanno quasi diventando divertenti. Attraversando le valli di queste vette senza nome riusciamo ad avvistare i conigli dalle grandi orecchie e gli yak che brucano qualche cosa tra le pietre. Ci dicono che mangiano l’erba . . . ma dov’è questa erba? Poi come se non bastassero tutti questi meravigliosi scenari troviamo a 3200 mt la valle di Nubra un tempo via di transito per le carovane che dalla Cina attraverso il Karakorum Pass entravano in territorio tibetano per poi proseguire verso l’India; in questa valle, circondata da cime di 7000 mt circa, ci sono dune di sabbia bianca e innumerevoli cammelli, sembra di essere nel deserto del Sahara . . . possiamo farci mancare un giro su questi simpatici animali? No di certo. Qui la presenza dell’uomo è concentrata per pochi mesi all’anno infatti ai primi di ottobre gli elicotteri militari andranno a prendere gli abitanti per portarli nelle zone più basse, ci ritorneranno poi solamente a fine marzo.
Il nostro campo tendato ci attende, questo però è diverso, è più a misura di turista: le tende sono rialzate, hanno l’acqua calda e la luce in continuo; riusciamo a dormire consapevoli che l’indomani sarà un giorno memorabile, percorreremo la strada più alta al mondo.
7a tappa: Nubra-Khardungla Pass-Leh
La strada anche qui ci ha illuso nuovamente, asfaltata fino a 4500 mt poi solo sterrato sino al passo. Le nuvole e qualche fiocco di neve non ci hanno permesso di ammirare il panorama, ma l’emozione di aver percorso il Khardungla Pass (5602 mt), la strada carrozzabile più alta al mondo, è impagabile. Le foto di rito, il freddo pungente e uno strepitoso the allo zenzero rimarranno impressi per sempre nelle nostre menti. Ma è ora di scendere, lo sterrato non ci abbandona fino a 4500 mt, dopo di che la strada si fa asfaltata fino a Leh.
8a tappa: Leh-Khargil
Ci svegliamo sotto una pioggia battente che non promette niente di buono. Indossiamo le tute anti-acqua e andiamo a visitare il monastero di Alchi incastonato in uno stupendo scenario montano. E’ uno dei monasteri meglio conservati con all’interno pareti affrescate da migliaia di piccole immagini del Budda. Proseguiamo come da road-book nonostante il diluvio, ma noi siamo bikers e al momento non ci ferma nessuno. Iniziamo a ripensarci quando comincia a nevicare copiosamente e vediamo in mezzo alla carreggiata grosse pietre franate dalla montagna. La nostra sicurezza è molto più importante quindi decidiamo di non più proseguire e di tornare a Leh. Lo stesso percorso dell’andata è quasi impraticabile, tratti di carreggiata franata nello strapiombo, enormi massi in mezzo alla strada e fiumi di melma e acqua che la attraversano, inoltre ciottoli che scendono dalla montagna mentre con le nostre Royal Enfield cerchiamo di schivarli. Abbiamo avuto veramente paura; poi dopo quasi dieci ore di diluvio ininterrotto anche la nostra attrezzatura anti-acqua ha cominciato a cedere. Siamo ritornati a Leh bagnati fradici ed infreddoliti e con una grande consapevolezza: che la vita può finire da un momento all’altro e che non possiamo controllare la forza della natura. Siamo stati molto fortunati.
9a tappa: Leh
Giornata passata a visitare i dintorni di Leh ed alcuni monasteri tra cui Thiksay Monastery; abbiamo poi assistito ad una partita di Polo e gironzolato nel mercato ricco di piccoli bazar, per acquistare pashmine e regalini vari da portare a casa.
Questo meraviglioso viaggio è stato sicuramente molto impegnativo per le strade incontrate, la guida a sinistra, il disagio dei campi tendati e le temperature piuttosto rigide ma abbiamo stretto i denti e superato le difficoltà con grande determinazione e con la consapevolezza di aver vissuto un’esperienza che nessuno di noi dimenticherà mai.
Un doveroso ringraziamento va ad Andrea di GoBiker che ha saputo organizzare tutto alla perfezione e gestito le difficoltà incontrate con grande professionalità e maestria. Non per ultimo ringrazio anche i miei compagni di viaggio, Daniele, Flavio e Marco che mi hanno fatto sentire sempre a mio agio nonostante fossi l’unica componente femminile del gruppo.
NOTE:
Abbigliamento: è bene portarsi vestiario tecnico/pesante, attrezzatura anti-acqua ed anche qualche capo leggero.
Considerando che in alcuni campi tendati la corrente elettrica può mancare è necessario avere un power-bank per la ricarica di dispositivi vari, adattatore ed una torcia.
Anche l’acqua non è sempre disponibile per cui è meglio avere salviette detergenti e/o asciugamani usa e getta.
La connessione telefonica è praticamente assente, solo negli hotel ed in alcuni campi tendati esiste la wi-fii.
La cucina è molto semplice, i piatti sono a base di riso, verdure e pollo; tutto molto speziato e abbastanza piccante.
AMS o mal di montagna: non ho avuto particolari problemi in quanto la salita è stata graduale per cui il fisico ha avuto tempo di acclimatarsi. In ogni caso è bene non fare sforzi e camminare lentamente. Può essere d’aiuto il farmaco Diamox (comunque da farsi prescrivere dal proprio medico)
Durata: 14 giorni / 12 notti
da € 6.340 - NELLE TERRE SELVAGGE